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  • Immagine del redattoreAlessandra Celentano

Genitori Imperfetti

Aggiornamento: 12 feb 2019

La differenza tra una madre buona e una cattiva non sta nel commettere errori, ma in ciò che si fa degli errori commessi.

D.W. Winnicott


Diventare genitori porta cambiamenti rivoluzionari, il senso di autoefficacia viene costantemente messo alla prova. Sono moltissime le domande che affollano la mente di un neo genitore. Una tra tutte è, come essere un buon genitore, come far crescere il proprio figlio/a sicuro di sé, felice e libero/a nel mondo? Sicuramente un elemento fondamentale che aiuta le persone a sentirsi bene, ed è trasversale per tutte le fasi di vita, è l’autostima.


L’autostima si può definire come la considerazione e la valutazione che si fa su se stessi. Essa è fondamentale poiché consente un adeguato riconoscimento delle proprie competenze e capacità. Una buona autostima conferisce al soggetto la capacità di affrontare e agire in modo efficiente di fronte alle sfide basilari della vita.


Molti stati di disagio psicologico riflettono una carenza di autostima basata su una valutazione negativa di sé. Quando accade la persona rivela un senso di inadeguatezza non utilizzando nel modo migliore le sue potenzialità e innescando un meccanismo di fallimenti.

Ad esempio secondo Beck (1967) le autovalutazioni negative sono una componente fondamentale nei disturbi depressivi e fanno sì che il soggetto si senta inadatto alle relazioni intime, non meritevole e sperimenti una serie di sconfitte che lo portano a senso d’impotenza e depressione.

Sembrerebbe che la relazione del bambino con una figura di riferimento disponibile affettivamente consenta al bambino di sviluppare un’immagine di sé positiva (autostima) e di costruire quelli che Bowlby chiamava “modelli operativi interni” (Bowlby, 1980), schemi di aspetti affettivi e cognitivi costruiti grazie alle relazioni primarie, quelle con i genitori. Quindi Il legame che il bambino sperimenta precocemente in questa relazione con l’adulto di riferimento, modellerà i successivi legami, poiché l’individuo, nel momento del contatto con l’altro, porta con sé tutto il bagaglio delle esperienze precedenti.


Nasciamo come esseri relazionali e come tali siamo forniti di un set di comportamenti per stimolare l’adulto a risposte di accudimento e protezione. Dunque, nei primi anni di vita il bambino sviluppa la propria identità in base alla relazione positiva o negativa instaurata con le figure di accudimento e il modo di valutarsi avviene in età molto precoce e si forma in base all’interazione con l’ambiente (Stern,1985).


Detto questo care mamme e cari papà non temete, non esiste la perfezione, ma solo genitori accoglienti e consapevoli.


Probabilmente vi starete chiedendo Come i genitori possono sostenere uno sviluppo positivo dell’autostima del proprio figlio/a? Favorendo un attaccamento sicuro, quindi garantendo l’ascolto dei bisogni fondamentali e dando sostegno emotivo consentendo al bambino di sviluppare la convinzione di essere amato e amabile.


Winnicott, che noi mamme amiamo e ringraziamo profondamente per averci liberato dal senso di colpa e dall’inarrivabile perfezione, per uno sviluppo sano e indipendente del bambino/a auspica a una madre “sufficientemente buona”.


La madre sufficientemente buona si prende cura del suo bambino/a supportandolo/a e contenendolo/a con ansie e preoccupazioni ma trasmettendogli/le sicurezza e amore sintonizzandosi sui suoi bisogni.

La sicurezza interiore e il senso di autostima richiedono la capacità di integrare due bisogni: il bisogno di essere se stessi e il bisogno di appartenere.


Quindi L’essere autonomo nella relazione, il divenire in grado di allontanarsi dalla famiglia sono strettamente connessi al senso di fiducia in sé, e ciò è più facile se si ha avuto una madre responsiva e non invasiva o invischiante. Da una buona esperienza di appartenenza si sviluppa una funzionale capacità di autonomia.


Più Contenete e condividete momenti e giochi con i vostri figli/e da piccoli più saranno in grado di andare liberi nel mondo da adulti.


Dunque ascoltate i vostri figli/e dando loro sempre la possibilità di esprimere le emozioni qualunque esse siano. Utilizzando un educazione empatica il soggetto può diventare protagonista attivo delle proprie relazioni e della propria vita riconoscendo le proprie caratteristiche personali e percependosi come persona competente e in grado di gestire la propria vita.

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