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Immagine del redattoreAlessandra Celentano

La mia posta #2


Una mamma con i sensi di colpa


Gent.ma dottoressa sono una mamma di 40 anni, ho due figli molto piccoli! sono abbastanza buoni anche se in certi momenti della giornata ho difficoltà a gestirli ad esempio nel momento del cambio o della pappa o della nanna! Non so come fare per farmi ascoltare... Alzare la voce non mi piace ne impormi con la forza. Purtroppo però i bambini non ascoltano probabilmente perché sono ancora piccoli. Premetto che sia io che mio marito lavoriamo! Io mi sento male quando non riesco a gestirli. Non mi sento una buona madre nonostante tutti i miei sforzi, vorrei allevarli nel migliore modo possibile per far si che un domani possano camminare da soli. Come genitori non si sa mai se si sta sbagliando oppure se è giusto comportarsi in un certo modo! Mi capita ad esempio di rimproverare mio figlio  e poi subito dopo pentirmene perché lo vedo piangere e mi si stringe il cuore! Convivo con i sensi di colpa. Grazie per lo sfogo . C.T. 


Risposta


Carissima C.T., la ringrazio molto, la sua lettera dà la possibilità di riflettere su un tema assai difficile, per quanto usuale: il senso di colpa dei neo genitori e il giudizio, a volte molto rigido, di sé stessi.

La sua dolce lettera trasmette tutto il desiderio e amore per la famiglia, tuttavia temo che le aspettative alle quali fa riferimento rappresentino, invece che una luce da seguire, una gabbia dalla quale non si esce. La maternità è un tempo assai complesso per le molte trasformazioni che come donna, e nella coppia, si hanno. Essere genitore non è un compito facile e, contrariamente a ciò che ci si aspetta, non riceviamo alcuna istruzione nel patrimonio genetico.


Le consiglio, mia cara, di respirare e di ammettere anche la possibilità che come madre potrebbe fare degli errori, perchè questo può accadere.

Nelle ultime ricerche è stato osservato che i genitori, impegnati sempre più su diversi fronti e per lungo tempo fuori casa, tendono a sostituire aspetti d'autorevolezza ed educativi a quelli affettivi, accontentando i figli per assicurarsi il loro affetto.  Accade però che negando loro ogni frustrazione, e quindi la possibilità di avere dei "no", si nega ai piccoli la possibilità di autoregolarsi e d'imparare ad aspettare e quindi ad auto contenersi. 


I bambini hanno un gran bisogno di regole, d'altra parte i momenti che lei descrive come difficili da gestire sono effettivamente complessi: sono momenti di grande intimità tra il caregiver e il bambino, attraverso questi, i piccoli, imparano le prime regole sociali, e i ritmi propri e della famiglia. Sicuramente cercare di farsi ascoltare urlando non sortisce dei buoni effetti, è studiato che le urla anziché migliorare il comportamento dei piccoli lo peggiorano, producono bassa autostima e inducono stati depressivi e antisociali, quindi alimentano una serie di disturbi di comunicazione. 

Il mio consiglio è di creare, insieme a suo marito, un progetto educativo per i bambini chiaro e senza discontinuità.


Occorre quindi creare regole chiare ed oggettive, evitando i comandi. È molto importante che le regole date ai propri figli siano stabilite da entrambi i genitori, se ciò non avviene si rischia di creare confusione e di non risultare efficaci a lungo. 

La regola dev'essere capita dal bambino e dovrà essere impersonale ("A tavola si sta seduti, finchè tutti non hanno finito" e non "Stai fermo e seduto!"). Riportare quindi le regole nel modo più facile possibile  "Si va a letto alle 9!"

La regola poi dovrà essere congruente all'età e quindi realisticamente realizzabile dal piccolo per età, bisognerebbe chiedersi se tale regola è utile alla crescita del proprio piccolo.


E' importante riflettere anche sul tono di voce, che dev'essere più basso possibile per smorzare i toni e non esasperare il momento. Inoltre può essere utile pensare sempre che se il bambino non ascolta potrebbe non aver capito ciò che gli si chiede in quel momento, cercare quindi la strada del dialogo con il proprio figlio e facilitarlo nel fare ciò che gli viene chiesto (aiutarlo ad esempio a pulire il muro che ha sporcato con le penne, ricordandogli la regola: "sul muro non si scrive, si scrive sui fogli di carta").

Carissima, le consiglio tuttavia di riflettere su questo senso di colpa (dove si origina, qual'è il bisogno a cui sente di non riuscire a rispondere) potrebbe essere un campanello che le ricorda che ha bisogno di fermarsi per fare un bel respiro.


Spero di esserle stata d'aiuto, le faccio un grande in bocca al lupo.

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